By Dona Holleman
"Every man is the builder of a temple, called his body, to the god he worships, after a style purely his own, nor can he get off by hammering marble instead. We are all sculptors and painters, and our material is our own flesh and blood and bones. Any nobleness begins at once to refine a man’s features, any meanness or sensuality to imbrute them.” Henry David Thoreau
Gli uomini costruiscono i loro templi, i loro Dei, ognuno con il suo stile. Siamo tutti scultori e pittori e il nostro materiale è fatto di carne, sangue e ossa. Sembra che il genere umano spenda molto tempo ed energie per perfezionare il suo habitat per il suo corpo, rendendolo comodo con ogni genere di comfort. Il corpo è stato sovrastimato a tal punto che a dispetto dell’incremento delle comodità esterne, sembra stare meno bene che in altre epoche della sua storia.
Più il corpo è “comodo” e più viene derubato del suo originario potere e delle proprie risorse. In contrapposizione alle maggiori sicurezze del mondo il corpo diventa insicuro e sembra aver perso anche la bellezza e la grazia naturale chee si ritrova negli uomini primitivi.
Questo non significa, però, che dovremmo ritornare alle condizioni di vita primitive ma è il momento giusto – ora che abbiamo guadagnato una sicurezza materiale – di guardare indietro, all’ambiente naturale dell’essere umano: il proprio corpo, dove egli vive e agisce fino alla morte.
Quale è la sorgente della nostra ansietà nel sovrastimare il corpo? Se guardiamo al nostro vivere quotidiano, possiamo facilmente trovarla: siamo completamente dipendenti da “esperti” in qualsiasi forma o campo. Per qualsiasi problema cerchiamo l’aiuto di qualcuno o qualcosa per risolverlo. Gradualmente ci lasciamo derubare della più preziosa delle risorse umane: la creatività, della quale siamo permeati nelle cellule, nel cuore, nel nostro essere.
Tutti sanno che quando c’è una ferita nella carne, le cellule immediatamente “sanno” cosa fare. Date le giuste condizioni, cioè tenere la ferita pulita e il corpo a riposo, le cellule si impegnano a riparare il danno e in men che non si dica il corpo torna come nuovo. La chiave di questo lavoro restauratore è far vivere il corpo nelle giuste condizioni, riposato e pulito. Il corpo è un organismo auto guaritore. In ultima analisi il corpo stesso è il risultato della creatività ad un altro livello.
Giorno dopo giorno costruiamo il nostro corpo dal livello superficiale al più profondo. Ogni pensiero, ogni emozione è impressa sul nostro viso e sul nostro corpo: un libro che possono leggere anche gli altri, se desiderano farlo. Non solo diventiamo pesantemente dipendenti dagli esperti per la nostra sicurezza fisica, mentale ed emozionale ma non ci fidiamo più della nostra innata intelligenza, del nostro potere creativo. In altre parole sembra che abbiamo perso la forza di occupare il nostro posto del mondo stando gioiosamente in solitudine, faccia a faccia con il mondo.
I religiosi filosofi e Guru proliferano in modo sbalorditivo. Ci insegnano come vivere nel mondo perché noi non ne siamo più capaci e di ciò saremo chiamati a rendere conto. Non siamo incoraggiati a vivere in modo creativo, ci danno regole, la misura con la quale misurare la nostra relazione con il mondo. Il nostro legame con il mondo è piegato e intrappolato, mediato attraverso le chiese, i concetti filosofici. Noi lo guardiamo attraverso queste forzose mediazioni incapaci di vedere direttamente cosa ci circonda.
Come entrano lo yoga e l’arte in tutto ciò? Entrambi hanno lo stesso scopo: ristabilire la personale connessione tra noi e il mondo circostante, per rendere il corpo e la mente conduttori, attraverso i quali l’energia creatrice possa fluire liberamente senza impedimenti esterni. Fiduciosi che questa energia, che fa parte dell’universo, sia fondamentale pura e gioiosa. Quando diciamo “pura” intendiamo una purezza non moralistica, ma implicante il senso di innocenza.
la parola “innocenza” viene dal latino e significa “non dannosa”. La troviamo anche nel primo principio degli antichi testi yoga Ahimsa, non violenza, non danneggiare. I veri artisti come veri Yogi hanno la loro essenza in questa innocenza e gioiosità. Essa deriva dal saper stare soli nel mondo, guardandolo con occhi liberi da regole e criteri assegnati, riflettendo quella innocenza e gioia nei loro corpi, nelle menti ed emozioni. Questo contraddistingue il vero artista.
In ultima analisi, ognuno di noi è un artista e l’opera d’arte che noi creiamo è la nostra stessa vita, il nostro corpo, la nostra mente rendendoli belli, gioiosi, pieni di grazia e soprattutto liberi. Oppure per paura e timidezza cederemo sopraffatti dal bisogno di sicurezza, perciò sveneremo la nostra solitudine per la compagnia così da assicurarsi una identità sia fisica che mentale. Come tale, il percorso dello Yoga, se seguito seriamente e onestamente, è lo stesso percorso che guida l’artista: ogni asana è una piccola opera d’arte e come la musica e la danza, è effimera e impermanente. Una piccola onda nella vastità dell’universo, come foglie danzanti nel vento prima di cadere.