Dona Holleman Yoga spiegato da Patrizia Gregori
“Si, fai cantare il corpo, usa il corpo sottile e fallo cantare. Prima si fanno gli asana con il corpo fisico che è un lavoro poi si fanno gli asana con il corpo sottile e si gode l’asana”
– Dona Holleman
Il Centered Yoga è un metodo ideato da Dona Holleman, di cui essa stessa ha fatto esperienza nella pratica personale e nell’insegnamento in sessanta anni della sua lunghissima vita yogica.
Dona ha codificato il suo metodo in otto principi rovesciando il classico schema Patanjali e mettendo al primo posto la Mente Meditativa, ovvero il “non fare” della mente (Krishnamurti).
Una mente innocente è calma, attenta e interessata ad imparare.
Al non fare della mente si accompagna il “non fare” del corpo, che è il secondo principio: l’arte di praticare senza sforzo, rispettando il proprio corpo e la propria sensibilità. Non può esistere un Trikonasana ideale, ma ognuno ha il suo Trikonasana.
Terzo principio è l’intento, ovvero l’asana che si fa da sé. La forza che muove l’universo (Castaneda). È il più misterioso degli otto principi di Dona ed è una richiesta sincera e rispettosa per soddisfare un desiderio. Se impariamo ad applicare l’Intento, possiamo praticare senza sforzo traendo un flusso abbondante di energia in tutto il corpo, affinché sia libero e leggero.
Quarto principio è il radicamento, ovvero l’uso della gravità. È l’arte di utilizzare il “rimbalzo” del corpo, lasciar attrarre il peso verso il basso tramite la forza di gravità e sfruttarla per rimbalzare poi verso l’alto.
Quinto principio è la Centratura: la generosa azione della gravità sul corpo nella pratica yoga. “Centering down” è un’espressione che deriva dalla tradizione Quacchera e indica un’attitudine interiore grazie alla quale ogni essere umano si apre alla Forza Vitale, cioè all’unione con Dio. Essere centrati consiste nel ritirare l’energia dal davanti del corpo (cervello moderno intellettuale e divisivo), alla parte posteriore del corpo (dove c’è la saggezza, l’antica conoscenza).
Sesto e settimo principio sono l’Allineamento e la Respirazione. Il primo fa uso dei concetti di azione locale e non locale. L’azione non locale da luogo ad altre azioni e ad un flusso di energia che corre in tutto il corpo lungo le catene muscolari. Queste sono i bandha: archi in cui convogliare l‘energia e nel cui flusso è compreso il respiro. Il più importante è il Mula Bandha nell’arco pelvico che da il nome al tipo di respirazione usato nel Centered Yoga: il Mula Bandha Breathing. Ottavo e ultimo principio è l’allungamento.
La coscienza del respiro è la cosa più importante che insegna la pratica Centered Yoga di Dona Holleman. Ma quale è il momento in cui ci si accorge del proprio respiro? Quando durante una posizione il corpo si irrigidisce e trema: è proprio li che ci si rende conto di non respirare.
Quando diventiamo consapevoli dei limiti si palesano i blocchi a livello fisico: solo con la respirazione consapevole permettiamo all’energia di fluire diventando Forza Vitale, sciogliendo i blocchi.
Secondo il Centered Yoga esistono tre corpi: fisico, energetico e mentale. Negli yoga sutra di Patanjali sono Hanna maya kosha, Prana maya kosha e Mana maya kosha. Quello energetico mette in contatto il corpo mentale e quello fisico giacché quello mentale non comunica con il fisico: solo ciò che avviene nel corpo energetico avviene nel corpo fisico e il respiro è il ponte tra i due.
Se vi è un blocco nel corpo mentale, c’è anche in quello fisico. Attraverso il prana, la nostra forza vitale, si opera il risveglio e permette di sentirci in connessione con il tutto.
L’uso dei bandha nell’esecuzione degli asana è fondamentale nel metodo Centered yoga. A differenza dei testi classici, i bandha non vengono considerati delle contrazioni ma di sollevamenti in inspirazione, degli archi che funzionano da condotto per la forza di rimbalzo che segue quella di gravità in espirazione.
Ai classici mula bandha, uddiyana bandha e jalandhara bandha, nel Centered Yoga si aggiungono il pada bandha nella pianta del piede e l’asta bandha nel palmo della mano.
Una volta fatta propria questa modalità l’esecuzione delle posture diventa più leggera e allo stesso tempo stabile. L’esecuzione diventa un viaggio di cui godere momento per momento, perdendo l’ansia del fare.
Si comprende la dimensione unificatrice dello Yoga. Non basta, quindi, il corpo fisico. Oltre all’attivazione dei muscoli c’è bisogno di rilassamento di altri muscoli, che permettono la respirazione. Solo con una “Mente Meditativa” si arriva a questo punto, al collegamento con il qui e ora e in armonia con il corpo. Così la posizione diventa la danza della fiamma della vita, dove tutto è presente e tutto si realizza.