Il metodo
“Si, fai cantare il corpo, usa il corpo sottile e fallo cantare. Prima si fanno gli asana con il corpo fisico che è un lavoro poi si fanno gli asana con il corpo sottile e si gode l’asana”
– Dona Holleman
Che cos'è il metodo Dona Holleman Yoga
È l’insegnamento di Dona Holleman che diventa metodo, nato dalla sua personale esperienza e dal suo incontro con la filosofia di Krishnamurti, con l’Hatha Yoga di B.K.S. Iyengar, con la religione sciamanica di Castaneda e dall’amicizia con Vanda Scaravelli.
Si basa su Otto Principi Vitali per la pratica qui spiegati da Patrizia Gregori.
Come nasce il metodo...
Negli anni ’60 Dona incontra Krishnamurti, con cui intrattiene lunghe conversazioni a Gstaad in Svizzera, e dall’insegnamento del quale mutua il concetto di mente meditativa e totale attenzione o ‘non-fare’ della mente, ossia affidarsi al cervello antico per eseguire gli asana, contrapposto a quello moderno del pensiero. Mentre nei Sutra di Patanjali (Dhyana) questo concetto è un punto d’arrivo della pratica, per Dona è il fondamentale punto di partenza.
Grazie a Krishnamurti Dona conoscerà B.K.S. Iyengar e, in due momenti diversi nel 1964 e nel 1969, si recherà in India per ricevere da lui il prezioso insegnamento diretto maestro-allieva. Da lui apprenderà la disciplina tradizionale e le tecniche fisiche della pratica dell’Hatha yoga, da cui ricaverà i principi dell’allineamento e dell’allungamento.
Sarà lei a introdurre per la prima volta l’Hatha yoga nello stile Iyengar in Europa, infatti tra il 1964 e il 1969 fonda il B.K.S. Iyengar Yoga Work Group nei Paesi Bassi e inizia a formare insegnanti. Lavora con Victor van Kooten, Angela Farmer, John Schumacher, Patricia Walden, Maxine Tobias, Mary Stewart, Gabriela Giubilaro, Emilia Pagani e molti altri.
Negli anni ‘80 prenderà le distanze dalla comunità internazionale Iyengar, continuando però a seguire nella sua pratica e nei suoi studi i fondamenti dell’insegnamento ricevuto dal grande maestro, invitando tutti i suoi allievi a seguire la tradizione pura e originaria del metodo.
Da Castaneda e dall’antica saggezza sciamanica di Don Juan si ispira per il suo terzo principio vitale, l’intento. Ossia la forza che muove l’Universo e che viene usata per eseguire gli asana visualizzando il processo di ciò che deve avvenire.
Con la sua amica e mentore Vanda Scaravelli approfondisce le tecniche di respirazione e i bandha, senza i quali non sarebbe possibile una pratica armoniosa e un corpo plastico, e lo yoga risulterebbe un mero esercizio fisico.
Dona nel 1980 legge The thinking body di Mable Todd, testo fondamentale che arricchirà e cambierà già la sua matura pratica. Dall’incontro con l’opera della Todd nasceranno il quarto e il quinto principio vitale del metodo Dona Holleman, il radicamento ossia l’uso della forza di gravità (spinta e controspinta), e la centratura.
Per il secondo principio il rilassamento del corpo, ossia ‘non-fare’ del corpo, Dona si ispira al concetto taoista del wei-wu-wei ovvero ‘fare-senza-fare’. Allineando il corpo alla forza di gravità e ricevendone la forza di rimbalzo, riusciamo a convogliare l’energia nello hara (centro del corpo) sia in discesa che ascesa, diminuendo così la forza di resistenza del corpo fisico e aumentando la forza vitale del corpo energetico, riconfermando il significato della parola a-sana (posizione senza sforzo).